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domenica 28 aprile 2013

Pance vuote

Giustificare la violenza è difficile come giustificare lo scroscio dell'acqua sugli scogli.
Il meccanico effetto di cause a monte sconosciute ma che sono fin troppo chiare ci guidano verso quella che pensiamo essere la verità.
Siamo in un mondo veicolato.Ognuno cerca di indirizzarci dove più lo aggrada per gli sporchi comodi di pochi. Vorrei un mondo dove gli sporchi comodi fossero condivisi e della maggiorparte. Il problema non è chi guida ma chi si fa guidare nel bosco delle mezze verità e mezze pezze inzuppate di benzina.
Tre fiammiferi scriveva Prévert.
I mal di Pancia sono amplificati quando esse stesse sono vuote. A volte bisogna non giustificare gli atti tragici ma far assumere le colpe a chi è la causa di meccanismi di cui il fine e la fine sono evidenti dal principio.
Alziamola quella maledetta testa. Malediciamo il cielo ma non dilmentichiamo chi ci guida e ci riduce al lumicino della dignità.Ebbene si, la dignità.Quellla sconosciuta nelle camere del potere.
Uniamoci affinchè il grido sia più forte delle pance vuote perchè altrimenti il resto non sarà pilotabile ma prevedibile.

sabato 27 aprile 2013

L'equivoco

Morto da Leninista e Comunista pentito.
Morto per delle idee che il tempo ha reso eterne come il tuo volto occhialuto, capelli poco in ordine come se cercassero disperatamente di andare controcorrente.
Lui favorevolmente contro la libera rivoluzione francese che con il suo strascico ha installato nuovo potere e instillato la convinzione di un nuovo mondo, giusto ed equo.
Più in alto dell'essere umano solo la sua dignità regnava sovrana e il prezzo che richiedeva si pagava in libertà. La libertà che nessuno ti è mai riuscito a rubare perchè chi viaggia sulle ali delle idee non ha padroni. Chi guarda negli occhi il suo carnefice e non ne vede un nemico ma una disfunzione della società non ha veleni, non ha scuse, non ha catene.
Oggi 27 aprile come quell'uggiosa giornata di 76 anni fa qualcuno si ritroverà a sospirare e guardare il cielo credendo che, forse, c'è stato un equivoco. Non sei mai morto e non lo sarai finchè le idee avranno il potere di emozionarci e alzare lo sguardo per tirare il futuro dai capelli e mostrargli dove vorremmo, dovremmo andare.


venerdì 26 aprile 2013

Nuvole & Speranze


A cosa serve parlare. Cosa dovremmo sentire senza fiatare cercando quella boccata di ossigeno lontana dalle nostre menti e vicina alle guance maestralmente bagnate.Salate.
Camminare di pari passo con i propri sogni è la routine per chi ha il coraggio di esprimersi  ascoltando, liberarsi accarezzando le proprie catene e cambiare amando lo status quo.
“Vigliacco, epicureo, ignorante e dagli occhi chiusi. Ho smesso di cercarti da quando mi sono ritrovato” la pioggia bagnava queste parole, il tempo le infliggeva una dura tortura.La realtà.
Portare sulle spalle un raggio di sole, a volte,  sembra molto più facile che parlare di giustizia, amore e coraggio. Allora tacciamo senza respirare violando la nostra coscienza ingabbiata tra nuvole & speranze.

martedì 16 aprile 2013

Cielo & terra

Lo ritrovo sempre il mio amico con le spalle rivolte al Fort Saint Jean.
Ci ritroviamo sempre per scambiare due chiacchiere all'ombra di un albero spoglio di foglie e ricco di vita con tutte le sue verità e scuse.
Le nostre conversazioni sono lunghe, mute, infinite e della durata di un paio di raggi di sole.
Risponde solo alle mie affermazioni lasciando cadere dietro di sé le domande.
Mi sembra di vederlo di ripetere scocciato per l'ennesima volta:
"le domande sono il concime dei pensieri. Puzzolenti, fastidiose e a volte schifate ma senza le quali non esisterebbe la vera vita. Quella che puoi toccare, che puoi odorare, odiare o gettare dalla finestra".
Mi piacerebbe averle ascoltate davvero queste parole ma così non è.
A volte confondere la fantasia con la realtà non è altro che farsi catturare dalla trappola della libertà. Troppo ghiotta l'occasione per non cascarci dentro.
Intanto, il riflesso del Fort Saint Jean viene increspato dal vento, dal mare e da quel barcone a motore suo ospite che rientra dal suo sogno giornaliero nel suo porto.
Quanto labile può essere la differenza tra le lacrime ad occhi aperti e quelle ad occhi chiusi?
Lo spazio di poco più di un centimetro.
Quello che separa le due ciglia.
Quello che separa cielo & terra.

La libertà

Occhi spalancati e sorriso.
Comincia così la fine di quella sera con testa sopra una via illuminata e il buio del vento.
Come succedeva spesso, il tremolio era il ritmo della lancetta che non avevo, non conoscevo.
Forse non si dovrebbe conoscerla per aver un motivo per tremare. Forse il volo di quel gabbiano porta via con sé anche gli attimi con ancorate le paure. O forse no.
Casomai le paure sono solo il risultato dell'immobilismo. Vittime e carnefici. Vizi e circoli viziosi.
Facile dare la colpa a chi ha solo voce in capitolo. A chi non decide ma sceglie. A chi accarezza, bacia ma non ama.
Non è facile, piuttosto, cadere tra le braccia della libertà perchè non abbiamo fiducia dei suoi occhi verdi, del suo mutismo e dei suoi lunghi, soffici, lisci e profumati capelli nero pece.
Abbiamo fiducia nel passato di persone mai conosciute e di cui non abbiamo visto la reazione davanti ad un caffé offerto alle 7 di un lunedì mattina. Fiducia cieca in persone che non ci hanno mai raccontato i loro sogni morti in un cassetto. Soffocati dallo stesso killer che cammina ancora tra noi oggi.
Conoscerle quelle persone oggi non è più possibile ma ci si potrebbe ancora abbandonare ad un bacio amorevole ed un abbraccio a lei a cui non ci siamo ancora concessi.
A lei con i suoi occhi verdi e i suoi lunghi, soffici, lisci e profumati capelli nero pece.

lunedì 8 aprile 2013

Saint-Cannat

Una forte tosse accompagnata da fervide lacrime cadenti.
E' tutto qui e non si sfugge fissando la parrocchia di Saint-Cannat.
"non dimenticare mai che la gioia e la tristezza sono tempi passati che ti accarezzano le mani e poi te le afferrano guidandoti verso il tuo equilibrio" così disse prima che il sole gli chiuse gli occhi, così ripeté a sé stesso quando la luna li riaprì.
La sua era una lotta giornaliera con i propri ricordi e il suo esercito di rimorsi e rimpianti. Una guerra che non poteva vincere da solo con le sue convinzioni. Una battaglia che poteva perdere senza rialzarsi nuovamente.
Il tempo lo ascoltava e quando i suoi occhi erano umidi aspettava insieme a lui che potesse spazzare con un falso sorriso quell"amaro ricordo del tepore.
Abbassando lo sguardo e, lentamente, rialzandolo ripeté per l'ennessima volta alla pioggia che scendeva copiosa: "cadi fitta senza domande. Se salvi la mia anima è solo perchè nascondi al mio viso e al mio cuore le lacrime pensate e gettate". Così disse prima di ripensare a come ricominciare le sue giornate con il coraggio per portarle al termine. Per portarle al loro equilibrio.